Per chi si affaccia nel mondo degli sport di endurance e per chi invece vuole migliorare la propria performance in gara, è fondamentale, oltre all’allenamento, un’alimentazione e integrazione personalizzata per ottenere i migliori risultati da ogni seduta di allenamento, in gara, e nel recupero, riducendo il rischio d’infortunio.
Nella prima visita è importante valutare l’atleta, considerando la composizione corporea, in quanto, un eccesso di massa grassa può ridurre la performance, aumentando il dispendio energetico, riducendo velocità e resistenza.
E’ fondamentale gestire l’alimentazione considerando l’allenamento, con una strategica periodizzazione dell’approccio alimentare, per ottimizzare i risultati. Effettuare dei periodi di scarico, con forte riduzione dell’apporto glucidico può incrementare la potenza lipidica, la quantità di grassi che viene consumata nell’unità di tempo (1 minuto) a scopo energetico, risparmiando così il glicogeno, fondamentale per continuare la corsa e non fermarsi al “muro dei 30 km”, prendendo ad esempio la maratona.
Negli sport di endurance è importante anche l’apporto proteico, spesso sottovalutato, non solo per la sintesi proteica, ma anche per un ottimo recupero e miglior adattamento all’allenamento, come ad esempio la mitocondriogenesi.
Per gli allenamenti più intensi e gare, l’utilizzo strategico degli integratori è spesso sottovalutato o difficile da gestire, un buon nutrizionista sportivo deve essere in grado di consigliare i migliori prodotti, con alle spalle evidenze scientifiche e della migliore qualità, per sostenere la corsa, senza compromettere la performance o causare disagi gastrointestinali, spesso frequenti in runner e ciclisti.
L’utilizzo di bevande isotoniche, sport-gel, e cibi solidi deve essere effettuato con criterio, considerando il percorso effettuato dall’atleta, i diversi dislivelli e impegno muscolare, così da fornire un timing corretto, considerando la variazione della velocità di svuotamento gastrico indotta dall’attività. L’apporto idrico è importante, ma deve essere individualizzato, perché come sappiamo una disidratazione maggiore del 2% riduce la performance, ma anche un eccessiva quantità di liquidi ostacola decisamente l’attività, con maggior rischio di iponatremia. Il nutrizionista sportivo deve essere in grado di individualizzare il percorso, sfruttando ma non usando in egual modo le linee guida attuali, che come sappiamo spesso forniscono apporti glucidici spropositati, come si può osservare nel grafico successivo.
Infine, oltre all’alimentazione, integrazione e allenamento, un buon nutrizionista sportivo deve considerare l’adattamento gastrointestinale, in parole povere l’allenamento del tratto gastrointestinale, oramai noto come “training gut” dai maggiori esperti mondiali sull’argomento, per poter porre l’atleta nelle migliori condizioni, a 360°.
Quindi, per uno sportivo di endurance che si tratti di un runner, nuotatore, ciclista, triatleta, è fondamentale una personalizzazione e l’utilizzo di strumentazioni all’avanguardia per monitorare nel tempo i suoi progressi, come ad esempio la BIA e l’adipometro, per raggiungere gli obiettivi prestabiliti. Infine, non sempre l’atleta riesce a gestire correttamente tutta la strategia alimentare, di supplementazione, allenamento e riposo, con errori sistematici che si ripercuotono sulla performance e sulla salute.
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